Più forte è l’amore – L’ostensione televisiva della S. Sindone

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S.E.R. Mons Cesare Nosiglia - Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa - ha accolto l’invito di molti fedeli e proporrà una preghiera davanti alla Sacra Sindone durante un’ostensione televisiva il prossimo Sabato Santo 2020. Da molti decenni avvengono ormai queste esposizioni televisive soprattutto per consentire ad un vasto pubblico di poter ammirare, sia pur attraverso l’etere, l’immagine della Sindone; celebre fu la prima nel lontano 1973 con l’intervento del papa San Paolo VI. La Sindone da millenni con tutta la forza della sua immagine si presenta ai nostri occhi portandoci alla presenza del Volto, quel Volto che ci guarda e come ha detto il papa Francesco nel suo intervento del 2013 “Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli…”

La storia della Sindone, almeno in Occidente, più volte si è intrecciata con le epidemie, specialmente di peste che sconvolsero il mondo nei secoli scorsi. Non possiamo dimenticare che fu proprio per un voto dell’Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo, che nel 1578 la Sindone venne trasferita, per decisione del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, definitivamente a Torino da Chambery. Il prelato infatti desiderava venerare la Sindone per la avvenuta liberazione dalla peste della città di Milano scoppiata fra il 1576 e il 1577 e aveva intrapreso un pellegrinaggio a piedi verso Chambery che il duca di Savoia volle abbreviare, evitandogli di dover superare le Alpi, trasferendo la reliquia a Torino. Così fu anche per la peste di Torino del 1630 quando il Collegio dei Decurioni fece voto alla Sindone per la liberazione della Citta dal morbo.

Le ostensioni hanno sempre avuto una loro ritualità, fra queste la proposta di un motto, tratto spesso dalle sacre scritture che diviene oggetto di meditazione e preghiera durante i giorni di esposizione del Sacro Lino, anche per questa prossima ostensione l’Arcivescovo di Torino ha proposto una frase su cui riflettere, appunto “Più forte è l’amore”. Dice l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia: “Più forte è l’amore. Questo è l’annuncio pasquale che la Sindone ci porta a rivivere e ci riempie il cuore di riconoscenza e di fede. Sì, l’amore con cui Gesù ci ha donato la sua vita e che celebriamo durante la Settimana Santa è più forte di ogni sofferenza, di ogni malattia, di ogni contagio, di ogni prova e scoraggiamento. Niente e nessuno potrà mai separarci da questo amore, perché esso è fedele per sempre e ci unisce a lui con un vincolo indissolubile.”

La scelta di permettere la contemplazione della Sacra Sindone al tramonto del giorno del Sabato Santo è simbolica e carica di significati, uno sicuramente riguarda la felice definizione di Papa Benedetto XVI che di fronte al telo tracciò l’eloquente riflessione relativa a “L’icona del Sabato Santo” inserendo in tal modo la presenza della Sindone nel pieno del Mistero pasquale, come testimone dell’attesa prima della Risurrezione, un’attesa carica di tenebre ma anche ricca di speranza, buia ma non oscura, fredda ma non gelida. Scriveva nel 2010 il Santo Padre Benedetto XVI: “Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore”.

“Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati: da questo volto promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo…”

È con questi sentimenti che anche noi attendiamo ancora una volta di vedere la Sacra Sindone esposta, ci porremo di fronte a quel corpo esanime, soprattutto davanti a quel volto che pur avendo le palpebre abbassate ci guarda con una intensità tale da farci quasi chiudere gli occhi per paura, quel volto che ci permetterà però di avere l’audacia di attendere la Risurrezione pur nella nostra miseria umana, di non abbassare il capo davanti alle difficoltà, di sfidare la pandemia come le delusioni della vita, di andare avanti perché Lui è al nostro fianco, è davanti a noi a segnare il cammino ed è dietro di noi a sorreggerci quando vacilliamo.

Il Signore ha fissato il suo sguardo su di noi e ci salva, sì, al presente, ci salva costantemente in una realtà che speriamo possa essere sempre più permeata dall’energia vitale dell’amore. Potremo seguire questa ostensione attraverso la televisione e le reti telematiche, non perdiamo l’occasione di guardare il Volto dell’Uomo della Sindone, saremo migliori e diversi anche dopo un breve sguardo, “a volte, un solo sguardo può fare la differenza, può cambiare tutto” come ci ricorda Luigi d’Ayala Valva (studioso della Comunità Monastica di Bose). 

 

Massimo Borghesi

Confratello della Sacra Sindone e

Vice Coordinatore del Piemonte della Confederazione delle confraternite delle diocesi d'Italia


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