Il testo del 'Messaggio' di Natale 2021 di S.E.R. Mons. Pennisi

news

Il Natale di Gesù è la festa della gioia, che ci dà la certezza di essere amati gratuitamente e per sempre da Dio. Il profeta Isaia proclama: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (9,2)! Il motivo di questa gioia è perché “un Bambino è nato per noi” (cfr. 9,5).

Nel Vangelo di Luca l’angelo ai pastori dice:” Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore "(Lc 2.10-11).

I Magi al vedere la stella sul luogo dove si trovava il bambino "provarono una gioia grandissima” (Mt. 2,10).

Gioia e letizia ci assicurano che il messaggio contenuto nel mistero della Notte santa viene veramente da Dio. 

Ci si potrebbe domandare che senso ha celebrare il natale nella gioia in questo periodo di pandemia dal Covid19, in una società caratterizzata dalla mancanza di speranza, dal ripiegamento individualistico su sé stessi, dall’incertezza sul futuro e dalla diffidenza verso l’altro visto come un possibile untore, dalle insicurezze a livello esistenziale, economico e politico che ci turbano? 

Se noi ci fermiamo ad una visione superficiale abbiamo mille motivi per essere preoccupati, tristi, pessimisti, scoraggiati.

Se ci convertiamo ad una visione di fede, non possiamo che essere pieni di gioia, nonostante le difficoltà della vita. Siamo chiamati sempre ad essere lieti non perché imperturbabili o incoscienti, ma per la consapevolezza forte, vigorosa, che il Signore viene a salvarci.

È Gesù che libera dalla tristezza e dalla solitudine e spazza via dal cuore le numerose radici di amarezza.

Gesù bambino è capace di strappare un sorriso a chi l’ha smarrito da lungo tempo a causa delle prove e delle sofferenze della vita.

La gioia cristiana è una gioia originale e paradossale rispetto a quella del mondo perché è una gioia che non censura nulla ma è presente in ogni circostanza.

Anche noi possiamo sperimentare questa gioia profonda e autentica, accogliendo Gesù come la luce della nostra vita in questo santo Natale, se come i pastori e i magi ci avviciniamo alla grotta di Betlemme con il cuore colmo di domande e di speranze.

Il Natale ci dà la gioia di voler bene noi stessi e ai nostri fratelli e sorelle, superando rivalità e incomprensioni e di metterci al loro servizio,

In spirito di comunione con tutta la Chiesa chiamata a vivere un tempo caratterizzato dalla sinodalità cioè dal camminare insieme, anche noi membri della Confederazione delle Confraternite delle diocesi italiane vogliamo vivere questo Natale, segnato ancora da questa pandemia, facendo viva memoria del mistero dell’Incarnazione, come un cammino fatto insieme.

“Fare Sinodo - ha detto papa Francesco - è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo. È seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. (Omelia per l’inizio del cammino sinodale del 10 ottobre 2021).

Il mistero del Natale del Figlio di Dio, diventato “Figlio dell’uomo”, è il fondamento di una Chiesa sinodale, popolo di figli nel Figlio e, di conseguenza, popolo di fratelli e sorelle, che camminano insieme sulla stessa strada verso la stessa meta.

Il Natale non è una festa statica di tranquillità, che possiamo vivere isolati davanti ad uno schermo che ci fa sperimentare relazioni virtuali, ma una festa che ci mette tutti in movimento e in discussione.

La nascita di Gesù avviene nella modalità più movimentata. Maria e Giuseppe si sono messi insieme in cammino dalla loro casa di Nazaret verso Betlemme dove si sono dovuti rifugiare in una stalla” perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc.2,7).

Con l’angelo che si presenta ai pastori c’è tutta una moltitudine delle schiere celesti che scendono dal cielo sulla terra per lodare Dio e annunciare a tutti che la gloria di Dio nei cieli si coniuga con la pace in terra per gli uomini amati dal Signore.

I pastori, i primi a ricevere l’annuncio della nascita del Salvatore e a recarsi senza indugio verso Betlemme, provano una grande gioia quando trovano il Bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia.

I Magi si mettono insieme in cammino da Oriente a Gerusalemme per cercare il re dei Giudei che è nato. Si convertono dai loro studi, lasciano le loro terre e partono dietro a una stella e dopo varie traversie provano una grandissima gioia nel trovare in una casa semplice dell’umile cittadina di Betlemme il re bambino a cui offrono i loro preziosi doni: l’oro simbolo della regalità che si pone al servizio degli altri, l’incenso simbolo della divinità che manifesta la sua tenera paternità, la mirra simbolo della umanità sofferente.

Alla grotta di Betlemme non si va da soli, ma assieme come i pastori, come i magi, come la moltitudine degli angeli. 

Noi cristiani e in modo particolare noi membri delle Confraternite non siamo camminatori solitari, ma membri del popolo di Dio, compagni di viaggio che camminano insieme agli altri nella gioia dell’incontro fraterno e nella condivisione della propria esperienza di fede.

Anche noi siamo chiamati in questo Natale a abbandonare le nostre abitudini stanche e le nostre false sicurezze, a uscire all’aperto, a metterci in cammino tra di noi e con tutti oltre i confini delle nostre chiese e delle case per raggiungere le donne e gli uomini, che, anche se provati, affaticati, smarriti da questa pandemia, coltivano nel proprio cuore la passione per la ricerca della verità, la sete delle giustizia, il desiderio di una felicità non effimera.

Accogliamo l’esortazione di papa Francesco: “Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze” Omelia per l’inizio del cammino sinodale del 10 ottobre 2021).

La sinodalità non può essere una parola alla moda, ma uno stile di vita da affrontare non come un evento eccezionale e occasionale, ma ordinario e permanente.

Noi cristiani, definiti fin dall’inizio “quelli della via” (cfr. At 9, 2), siamo chiamati ad incarnare il metodo di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende tristi e liete dell’umanità, seguendo Gesù Cristo, che è Via, Verità e Vita.

Il Natale in stile sinodale sia per tutti noi un tempo di contemplazione del mistero dell’Incarnazione, di incontro con Dio e con i fratelli e sorelle, di ascolto della Parola di Dio e delle parole degli uomini, di discernimento dei segni dei tempi, con l’attenzione concreta agli altri, ai più piccoli, agli ultimi, a coloro che non riescono a camminare come noi e con noi;

La gioia del Signore animi i nostri cuori mentre ci prepariamo alla celebrazione della solennità del Natale e ravvivi in ciascuno di noi il forte desiderio di annunciare il vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria.

Buon Natale a tutti voi, agli eletti nel Consiglio Direttivo e nel Collegio dei Revisori dei Conti, ai Delegati regionali, ai confratelli Vescovi e agli assistenti ecclesiastici, che ringrazio per le meditazioni che ci offrono durante l’avvento e il periodo natalizio.

+ Michele PENNISI


Back