Omelia di Mons. Pennisi al Centro Interconfraternale di Messina

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 7 Novembre 2021 B 32 TO

In questa celebrazione eucaristica a conclusione di questo incontro delle Confraternite dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela sul tema” La comunione confraternale a servizio della missione” vogliamo ringraziare il Signore per la presenza di tante confraternite, quali esperienze significative per l’azione evangelizzatrice e caritativa della Chiesa. Esse sono espressione dell’umanesimo cristiano che instaura una fraternità fondamentale e offre motivazioni per vivere nella gioia cristiana, pur in mezzo alle traversie dell'esistenza. Nelle confraternite si sperimenta la ricchezza di autentiche relazioni fraterne, ci si all’ascolto della Parola di Dio e si matura la capacità di testimoniare con efficacia il Vangelo nella società.

Protagoniste della Liturgia della Parola di oggi sono due vedove, povere e generose. La donna di che vive nella miseria dovuta alla carestia aspetta solo la morte che arriverà per fame. Dopo l’incontro con il profeta Elia crede che Dio può capovolgere le condizioni degli uomini. Ha il coraggio della fede ed è libera di donare l'ultimo resto.  Anche donna anonima del Vangelo non ha nulla. È vedova, e dunque senza appoggio e senza risorse. È povera, senza entrate e senza garanzie. Eppure dà quello che le sarebbe necessario per vivere, affidandosi a Dio per non morire.  Gesù elogia il gesto discreto della vedova come espressione del dono di tutta la sua vita e lo indica come esempio ai suoi discepoli per la sua impressionante autenticità.

Gesù riprende invece l’atteggiamento degli scribi pretenziosi che si pavoneggiano ed usano la religione per farsi valere e li condanna senza alcuna pietà. Essi "amano" la visibilità, lo spettacolo, l'immagine: il loro comportamento è il trionfo dell'esteriorità, il primato dell'apparire, l'idolatria del personaggio . Gesù ci vuole dire che la salvezza non è una questione di apparenze. In tutto ciò che fa, specialmente nella sua vita religiosa, l’uomo dovrebbe sempre stare attento a non prendersi gioco di Dio. Il Signore chiede che si abbia un cuore puro, una fede autentica, una fiducia totale. Gesù capovolge la scala dei valori: non bada alla quantità di denaro ma al cuore con cui si dona.

Da questi due episodi biblici, si può ricavare un prezioso insegnamento sulla fede operante attraverso la carità. Essa appare come l’atteggiamento di chi fonda la propria vita su Dio, e confida totalmente in Lui. Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa. E infatti entrambe le vedove dimostrano la loro fede compiendo un gesto di carità: l’una verso il profeta e l’altra facendo l’elemosina. Così attestano l’unità inscindibile tra fede e carità, come pure tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Il Signore vuole che tutti i suoi discepoli e quindi anche i membri delle confraternite vivano una vita di fede nella fraternità facendosi prossimi gli uni agli altri.  Ricevendo i rappresentanti delle confraternite italiane, il 5 maggio 2013 Papa Francesco le definiva “uno spazio di incontro con Gesù Cristo” In quel discorso il Santo Padre, ha adoperato tre termini: evangelicità, ecclesialità, missionarietà.

Anzitutto L’EVANGELICITA. “Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore”. Non un semplice ritrovarsi fra cristiani, non un dopolavoro un po’ più pio, e neanche solo un luogo di concreta solidarietà, ma un luogo nel quale si percorre un cammino di santità aperto a tutti. Il richiamo alla semplicità nella relazione col Signore non è un invito a essere banali: è al contrario l’esortazione a un rapporto stretto, intenso, che solo la semplicità può garantire, quell’essere con il Signore diretti e spontanei come i bambini.

È un compito impegnativo, che non si improvvisa, non viene da solo; si realizza “curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, partecipando alla liturgia soprattutto la domenica, pasqua della settimana.

La fede è relazione e personale col Signore che non può essere soffocata dall’abitudine. In un mondo in cui il quieto vivere domina, in cui ci si rinchiude in sé stessi, in cui non ci si prendono “fastidi” siete invitati a non cedere alla mediocrità, a non vivere gli impegni della confraternita come se fossero routine, a cogliere nei vostri appuntamenti di preghiera, di manifestazioni di spiritualità popolare e di aiuto agli altri l’occasione per alzare gli occhi e per guardare lontano.

La seconda parola-chiave, L’ECCLESIALITÀ La pietà popolare che voi testimoniate e promuovete “porta all’essenziale – afferma Papa Francesco- se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori”.

La pietà popolare, ha detto Papa Francesco a Palermo è il sistema immunitario della Chiesa”. è un tesoro che ha la Chiesa Non è una manifestazione di fede di serie B, al contrario, è qualcosa che conforta e rafforza l’animo del fedele, che partecipa all’onore tributato verso quel Gesù che ama. La pietà popolare è qualcosa che prende tutti, ministri della Chiesa e fedeli laici, perché punta a quel rapporto di semplicità col Signore, a condizione che avvenga in comunione con i Pastori: questa comunione è una sorta di polizza assicurativa. Garantisce che non vi siano equivoci o deviazioni. Questa comunione fa sì - è sempre il Papa che parla - che le confraternite diventino “un vero polmone di fede e di vita cristiana, un'aria fresca perchè permettono di respirare ossigeno spirituale e cristiano.

Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. Amate la Chiesa come vostra madre ! Le vostre iniziative siano dei “ponti”, delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui.

L’ecclesialità oggi si manifesta nella sinodalità sulla quale avete meditato questa mattina. La Chiesa sinodale fondata da Gesù è un “popolo di figli” e, di conseguenza, un “popolo di fratelli e di sorelle, che camminano e decidono insieme facendo ciascuno la propria parte nella comunità e per la comunità senza farsi condizionare dalla mentalità mondana che porta alla ricerca del potere e dell’apparire. La sinodalità deve caratterizzare la vita della Chiesa in uscita che va verso la comunità degli uomini, verso le piaghe tristi della povertà vecchie e nuove e quelle doloranti delle divisioni e delle inimicizie. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. Per secoli, i componenti delle confraternite si sono assunti i compiti di esercitare le opere di misericordia corporale e spirituale, che fanno parte della loro storia.

Vi è un terzo termine qualificante: LA MISSIONARIETÀ. Lasciamo parlare ancora una volta il S. Padre: “Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare. Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi. Ugualmente quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana (…). Questa fede, che nasce dall'ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture... E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli».” La pietà popolare, con la bellezza delle immagini portate in processione, con la suggestione dei canti, col coinvolgimento di tante persone, può condurre chi ha lasciato Nostro Signore fuori dalla porta della propria casa ad aprire la porta del cuore per fare entrare Gesù.

È naturale - è anche bello - che in un paese, in una famiglia, in una parrocchia, una confraternita che esiste da secoli induca a iscriversi; vi è una componente di tradizione familiare e locale e di rapporti personali che non guasta.

Se in una confraternita però manca la coscienza dei motivi di devozione e di solidarietà fraterna che stanno all'origine di una confraternita e che giustificano l'iscrizione a essa, bisogna chiedersi che senso ha l'appartenenza a essa dal momento che si lascia venir meno l'ispirazione e originaria. Se ci si iscrive a una confraternita, allora vuol dire che ci si sente chiamati a un impegno maggiore di vita cristiana. È una vera contraddizione che uno si iscriva a una realtà ecclesiale più impegnativa, e poi faccia meno di quello che compie ogni onesto cittadino e ogni buon cristiano.

      Preghiamo il Signore perché i membri delle confraternite siano discepoli missionari che camminano insieme con uno stile sinodale per realizzare la vocazione alla santità cioè alla felicità piena e duratura nella vita ordinaria di ogni giorno.

+ Michele Pennisi 


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